La bambina pugile ovvero la precisione dell’amore (Einaudi 2014) di Chandra Livia Candiani è un libro che ha avuto un sorprendente successo di vendite e un sicuro consenso critico. I due fatti sono il risultato di una scrittura fluida, tendenzialmente paratattica, lessicalmente ricca di parole d’uso quotidiano ma anche fortemente simboliche (sete, fame, pane, neve, abbraccio, luce), di una narrazione chiara dove la pedagogia entra con passo leggero, di una problematizzazione mai intellettuale ma sempre resa esemplare attraverso concetti incarnati in metafore elementari eppure non banali. A questo si aggiunga una vita partecipata (si vedano qui le interviste e le note di Giorgio Morale all'autrice) e una pratica meditativa buddista, che piace perché fuori dalle logiche di potere e vanesie della cultura mercantile globalizzata. Tutti ingredienti dei quali il corpo della Candiani, esile eppure tenace, da bambina pugile, appunto, diventa emblema, soprattutto quando la sua scrittura lascia intendere sia i diversi lutti che l’hanno attraversata e sia un’infanzia vissuta interrogando le cose e cercando in esse rifugio. Il sonno della casa (in Nuovi poeti italiani 6, Einaudi 2012) ci porta in questa dimensione cosale, e lo stesso capita nel nuovo libro (“allora mi raccolgono / fanno collezione di me / gli oggetti a primavera” e “Niente, è che a me piacciono da sempre / le cose mute / quando l’io zittisce / e si alza il volume della voce / non solo degli uccelli / ma anche del silenzio dell’armadio / e del tavolo / della lampada e del letto”).
La dedica stessa abbraccia il mondo intero, animali e nemici compresi, e piante e pozzanghere, nella pienezza di un fare compassionevole, fondante nel buddismo di tutte le provenienze. La formazione inevitabilmente cristiana della Candiani entra comunque nelle poesie, attraverso l’elogio alla grazia, la forza simbolica del pane e soprattutto nell’idea che ci sia “un male / che fa guarigione”, che la via sia una pratica segnata anche dalla sofferenza, per principio, non per destino, e che dunque guarigione e conoscenza siano sorelle (“cerchi impavida il punto / in cui il male si fa conoscenza”), ma abbiano bisogno del dolore per nascere; acquisizioni anche occidentali: ce lo insegnano Eschilo nell’Agamennonee Cristo che, morendo in croce, espiando i peccati del mondo, si mette, derelitto e abbandonato, al centro del rimosso della civiltà: il dolore non è un castigo da fuggire, un male da combattere bensì l’esperienza che meglio ci dice che cosa siamo, la via che ci conduce nel cuore dell’identità. È nel dolore infatti che quest’ultima rivela la propria natura franta, molteplice, inabbracciabile eppure condizione di ogni abbraccio. Lo scrive chiaramente l’autrice: “io è un abbraccio” che tiene il molteplice ma non lo domina, “come fanno le rondini col cielo” scrive in un’altra poesia, riferendosi alla magia delle parole quando le prendiamo sul serio. E allora essere “briciolitudine” (neologismo che frantuma la solitudine, togliendole astrazione e rifondandola a partire da un intero che rinvia al pane, perduto nell’unità ma presente nella sostanza), non viene vissuto come un dramma dell’imperfezione e dell’incompletezza, bensì con la semplicità di chi riconosce i legami segreti fra gli esseri e l’immenso amore che li fa stare in armonia o in disarmonia: due modi della stessa energia vitale e, per questo, accolti entrambi e benedetti.
La bambina pugileè un libro sul finito, ciascuno perfetto nel suo modo. È spinoziano oltre che buddista, racconto autobiografico segnato dalla perdita, ma non dal lutto, dalla consapevolezza che morire è una dimensione del visibile, del prospettico, più che dell’essere, dentro il quale invece i vivi e i morti dimorano; e se c’è monologo, forse questo è dei morti che parlano con la nostra lingua, abitando i silenzi tra una parola e l’altra, ma anche le stesse parole quando diventano poesia.
Qui alcune sue poesie.
Chandra Livia Candiani è nata a Milano nel 1952. È traduttrice di testi buddhisti e tiene corsi di meditazione. Ha pubblicato le raccolte di poesie Io con vestito leggero (Campanotto 2005), La nave di nebbia. Ninnananne per il mondo (La biblioteca di Vivarium 2005), La porta (La biblioteca di Vivarium 2006), Bevendo il tè con i morti (Viennepierre 2007) e La bambina pugile ovvero la precisione dell’amore (Einaudi 2014). È presente nell’antologia Nuovi poeti italiani 6 curata da Giovanna Rosadini (Einaudi 2012).