Uscirà a fine gennaio
Ciao cari (La Vita Felice, 2016)
il mio nuovo libro di poesia
In questo libro si parla di persone. Ne Il mondo visto da dentro, la lingua si piega in un’intimità dialogica con i cari estinti, cercando chiarezza, la messa in forma del lutto e del suo superamento. Sperimentare, qui, significa lasciar-essere la distanza che mi separa dai defunti, ma anche riappropriarmi di un vissuto rimosso, senza turbarlo con la violenza di costruzioni formali metaletterarie. In tal modo, l’io storico ribadisce un diritto di esistenza, ma lo fa con la debolezza di tutte le strutture pervase dall’ombra, attraversate dall’alterità, senza pretese di dominio sul fatto e sulla sua carica emotiva spiazzante.
I testi de Il mondo visto da fuori sperimentano con maggiore libertà, modulandosi sullo stile delle figure nominate o cogliendone ossessioni, atteggiamenti, circostanze. La pluralità del dire nasce dalla fedeltà all’oggetto, dal calco che esso produce sul canto, deformandolo, a volte sino ad annullarlo, altre volte esaltandolo. Questo significa che sublime e antisublime, liricità e prosaicità, scrittura denotativa o connotativa, si danno ogni volta da capo nel singolo testo, a seconda di variabili non previste, bensì che scaturiscono dall’incontro con l’oggetto, ne sono la conseguenza. Sullo sfondo di entrambe le sezioni, la fiducia che qualcosa di prossimo all’autenticità si conservi nel dire così concepito. Un’autenticità depotenziata, residuale eppure tenace nel trasmettersi di lettura in lettura. E che pertiene non tanto all’io quanto alla specie, in ordine al desiderio, alla paura della morte, all’esilio antropologico, del quale non disponiamo la risoluzione e per questo, forse, scriviamo.
(Stefano Guglielmin)
Sul sito de La Vita Felice, le caratteristiche tecniche