Quando un nuovo editore (Rita Pacilio che fonda la RPlibri) dimostra di avere buon fiuto nella scelta dei propri autori, e quando fra questi ne emerge uno particolarmente giovane e interessante, Blanc non può far finta di niente. Sto parlando di Gabriele Galloni e del suo In che luce cadranno.
Scrive fra l'altro Antonio Bux nella prefazione:
"Galloni anche in questa sua agile e seconda prova, In che luce cadranno, gioca tra il silenzio e il restare sospeso della poesia, e lo fa a volte con crudezza, altre volte con leggiadria, offrendo al lettore un lavoro di puntello, ma anche e soprattutto di carne, di materia viva. Ciò che più sorprende è l’oscillazione di un poeta così giovane, ma già dal tono maturo, tra la concisione e lo stupore, tra la leggerezza e l’acume di una poesia tanto affinata quanto pungente".
“In che luce cadranno” di Gabriele Galloni (Collana Poesia – Sezione L’anello di Mobius’ – RPlibri, 2018)
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I morti tentano di consolarci
ma il loro tentativo è incomprensibile:
sono i lapsus, gli inciampi, l'indicibile
della conversazione. Sanno amarci
con una mano – e l'altra all'Invisibile.
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Si parlava dei morti. Sulla tavola
i resti sparsi della cena – quelle
bistecche appena cotte. Il frigorifero
in segreto colloquio con le stelle.
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Così un giorno, per caso,
i morti costruirono
il primo cimitero sotto il mare.
Se ne dimenticarono
in un tuffo soltanto.
Gabriele Galloniè nato a Roma nel 1995. Studia Lettere Moderne all'Università La Sapienza di Roma. Ha pubblicato Slittamenti (Augh Edizioni, Viterbo 2017) con una nota di Antonio Veneziani.