Scrive Edmond Jabes ne Il libro della sovversione non aspetta: "Accettare il vuoto, il nulla, il bianco. Tutto quel che creiamo è dietro di noi. Oggi io sono, di nuovo, in quel bianco: senza lingua, senza gesti, senza parole". Raffaele Marone - autore inedito, ma già ben formato - condivide questa postura, tanto che in lui il bianco, il silenzio e il vuoto diventano vitalità allo stato puro, potenzialità creatrice, dalla quale attingere per dare vita a immagini materiche o rarefatte, che in quella luce silente si stagliano. Su quel campo di energia, le parole diventano canto per il "cuore / contadino" che le sa coltivare, si fanno sentire e vedere, prendendo così le distanze, ma con rispetto, dai 4'33"di J. Cage, cui è dedicata la poesia 18, dove le note attese, sempre imminenti, si sottraggono al tempo e allo spazio dell'ascolto. Un canto sempre in sordina, tuttavia, trattenuto, franto, che talvolta diventa indignazione per come sono andate le cose nella "terra / desolata". Quando capita, il verso diventa un coltello che non dà scampo. Emblematico, sotto quest'ultimo profilo, è il muro con il manifesto in cui è scritto "niente" della poesia n.10, la cui nudità icastica ci riporta ai monosillabi beckettiani, all'assurdo in cui abita tristemente la contemporaneità.
(Uscito sul numero 57 de "Le Voci della Luna", novembre 2013)
nudo bianco silenzio vuoto
(inediti, 2013)
1
Nello spazio
vuoto è rimasto
vento.
Il paesaggio è
scomparso insieme
all’orizzonte già
niente proprio
niente è
la figura mancante.
Nessun anima
viva a giro oppure
parla nella luce
solo luce
bianca
3
quella volta ho
cominciato a cantare dove
tutto è
silenzio intorno al cuore
contadino e poi
ancora di più
forte per la stanza senza
mura nel silenzio di una
città vuota
canto.
5
ricamiamo
sul nulla perché
sappiamo
solo ricamare
7
ogni muro è
una lontananza in mezzo
ad altri
muri e murazzi nella notte
scompaiono ma albergano
ratti e fantastici
bipedi assonnati prima
del mattino che costruisce
l’alba e muri
nuovi imbiancati e neve
che cade sciogliendosi
bianca
sui muri
nuovi
che scintillano
bianchi
10
hanno attaccato
il manifesto al muro
ieri
con su
scritto NIENTE e ognuno
ha sceso gli occhi
a terra temendo
la risposta in arrivo
al solito
“perché?”
12
io quando
vado al parco ci
passeggio
scricchiolo i sassetti tirando
mollichine ai passeri e alle
poche formiche passeggere
mi inchino ai pesci
rossi nella vasca
grande
e affilo
i denti e i coltelli
per tagliare
a pezzi
il mondo
18
(a J. C.)
bianco silenzio vuoto
che non c’è tra
noi in questa terra
desolata quanto
vuoi eppure mobilmente
viva negli anfratti
segreti di ogni
corpo che vive e fa
rumore pure
piano riempiendo
il vuoto di colore pure
bianco che si marezza
però
ogni quel tanto
19
chi è pavido appartiene
alla razza
degli spettri che camminano
senza toccarsi magari
prendendosi a sprangate
sulla testa
per paura che quell’altro
morda sul collo il ricordo
di tanti anni
fa
22
siamo bambini
che piangono mascherati
anche da orsi
pelosi e lupi e
coccodrilli o anche
serpenti dal veleno
breve a uccidere prima
di tutto
i sogni
come i ratti
25
Siamo sotto una pioggia
di nulla. Infatti
non
piove
non
siamo bagnati.
E pure ogni cosa
è intrisa
di nulla.
26
(a Maria Spelterini)
Non è del tutto
noto a noi il senso
del bilico però
solo a metà.
Il funambolo cammina
lungo il filo teso tra
un qua e un là sopra
il fragore lontano dell’acqua
che cade
sul clangore lontano
della città
gigante.
Se cade muore
sfracellandosi.
Se uno come me
muore cade
nel
vuoto.
27
Dopodiché provi
a parlare e dici
nulla.
Te lo metti sotto
il braccio e te lo porti
a casa.
Apri la porta
ti siedi al tavolo
vuoto.
Che cosa hai portato
a casa?
Nulla.
30
qua tutto
è nudo: una casa
che è una casa una strada che è
una strada
i morti sono morti
capisci adesso
perché amo questa
terra?
Raffaele Marone è nato a Napoli nel 1960