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Note su una poesia di Silvano Martini

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Proviamo a leggere una poesia "difficile", di quelle che oggi non piacciono?

Propongo, per questa volta, di entrare nella poesia d'apertura di Esecuzione (Anterem 1991) di Silvano Martini, una poesia difficile, ma che ci parla se davvero le diamo la parola.


Ecco il testo:

1.

contrasti di ghiaie nel percussore lo salva il giro

della pista niente proponeva la pioggia sul braccio

dormiamo insieme nell'oro incerto che scompiglia

benne tramagli e carmeli d'ossa



bandiere e lini esitando sgretolano il racconto

insistito limone che divampa se più non canta

per un transito d'anni nella respirazione domestica

stivale in varianze per visitazioni

(Silvano Martini, Esecuzione, Anterem 1991)


In poesie di questo tipo, totalmente frontali, si entra piano piano, evitando la decodifica sintattica, almeno nel primo approccio. soffermiamoci invece sull'analisi lessicale 

contrasti di ghiaie nel percussore lo salva il giro

della pista niente proponeva la pioggia sul braccio

dormiamo insieme nell'oro incerto che scompiglia

bennetramagli e carmeli d'ossa


bandiere e lini esitando sgretolano il racconto

insistitolimoneche divampa se più non canta

per un transito d'anni nella respirazionedomestica

stivale in varianze per visitazioni


ordiniamo i termini per famiglie semantiche:

termini legati al lavoro meccanico
ghiaie, percussore, pista, benne, sgretolano

termini legati al sacro (per via metaforica o diretta)
tramaglio: rete da pesca San Pietro;carmelo: giardino e monte (rinvio biblico, così come visitazioni);oro: luce, preziosità (qui però è incerto); lini (sudario)

termini legati alla linguistica
racconto, canto, varianze

termini legate al corpo
braccio, dormiamo insieme, ossa, respirazione,
stivale (legato al transito: stivale quale metonimia del camminare?)

in sintesi: in questa poesia quattro, forse cinque, fili si intrecciano:

-il lavoro percussivo, che sgretola
-il corpo, che dorme (ma forse è morto: sudario)
-il sacroincerto / esitante
-la parola: che non canta. Che si dà nelle varianze.
- C‘è un quinto filo, appena accennato: le patrie (nella metonima delle bandiere)


fili che comunicano, proprio per la loro caratterizzazione
instabilità, frantumazione, avvertimento del pericolo


Chi produce la questa mancanza di unità, di
certezza (esistenziale, ontologica, semantica?)

Ce lo dice, con una frase sintatticamente perfetta (chiara perciò al pubblico ordinario della poesia) la cesura tra la prima e la seconda strofa:


contrasti di ghiaie nel percussore lo salva il giro

della pista niente proponeva la pioggia sul braccio

dormiamo insieme nell'oro incerto che scompiglia

benne tramagli e carmeli d'ossa


bandiere e lini esitando sgretolano il racconto

insistito limone che divampa se più non canta

per un transito d'anni nella respirazione domestica

stivale in varianze per visitazioni



(cui corrispondono la scienza e la tecnica, la religione, la politica, l'esistenza)

che cosa è dunque difficile, sotto il profilo della ricezione emotiva, nella poesia di Silvano Martini?

- accettare il fatto che la contemporaneità abbia perduto un orizzonte di senso condivisibile. Ossia che

- il senso della Storia si dissemina nelle interpretazioni delle storie, sempre parziali,
sempre in via di ridefinizione.

-  Tutto questo ci spaventa.


• Il lettore vorrebbe un testo compiuto per compensare il contesto frantumato. Ne ha antropologicamente bisogno (da qui la fortuna di testi immersivi, di facile comprensione).


Silvano Martini nega questa via perché compromessa con la nevrosi storica contemporanea. E' una posizione che  dialoga con la neoavanguardia e i percorsi legati a "Tam Tam"; si inserisce perciò in una tradizione, come ogni poesia che sia leggibile.


•Crede che poesia e verità si diano insieme. E verità, qui, significa: crisi del fondamento (Dio è morto ci spiega Nietzsche; non soltanto neoavanguardia e Tam Tam, dunque, bensì una cultura che attraversa tutto il novecento: una lunga tradizione che prende l'avvio dal nichilismo, ma che non è soltanto questo, come vedremo tra poco)

Consegue a queste premesse:

•Compito della poesia è consegnare la frammentarietà del reale, secondo mappe dettate dal desiderio.

•In quanto struttura tensiva, il desiderio parzialmente ricompone il frammento, ne toglie l’insensatezza.

Ma davvero Silvano Martini ci lascia in dono soltanto il desiderio? Non c’è nessun’altra salvezza?

Riprendiamo il testo:


contrasti di ghiaie nel percussore lo salva il giro

della pista niente proponeva la pioggia sul braccio

dormiamo insieme nell'oro incerto che scompiglia

benne tramagli e carmeli d'ossa



bandiere e lini esitando sgretolano il racconto

insistito limone che divampa se più non canta

per un transito d'anni nella respirazione domestica

stivale in varianze per visitazioni


Nel terzo verso (e il 3 è un numero fondamentale nella tradizione occidentale) troviamo un verso di senso compiuto e molto lirico:

dormire insieme nella luce che scompiglia  (per quanto incerta)


nel sesto verso (3+3)
 troviamo il limone, il giallo della sua luce (un richiamo, forse, ai limoni montaliani, alla loro forza contrastiva nei confronti dell’artificio del moderno)


nell'ultimo verso
la chiusa apre alla visitazione, una delle più importanti scene di speranza: quando Maria visita Santa Elisabetta, intona il Magnificat, che è il canto della speranza. La sua versione laica potrebbe essere l'utopia di un nuovo mondo.

•Oggi, tuttavia, sembra dirci Martini, non possono che esserci visitazioni, al plurale: l'amore coniugale (v.3), la natura (v.6), l'utopia (v.8), che però, data la crisi del fondamento, non potrà diventare universale, come nel cristianesimo o nel messianesimo marxista: possiamo credere solo in piccole liberazioni, in parziali, ma decisive aperture di senso, brevi come i sintagmi di questa poesia, difficile soltanto se rinunciamo a pensare ossia a metterci al centro della precarietà che questa poesia mette in opera, con fiducia nella possibilità di abitarla in quanto esseri desideranti (con il conseguente, possibile, superamento del nichilismo leopardiano; cfr. la sua teoria del piacere)



Silvano Martini (1923-1992), poeta, è stato condirettore della rivista "Anterem", critico letterario e d'arte. Ha collaborato a quotidiani e riviste italiane e straniere. È compendiato in varie antologie. Ha pubblicato tre libri di poesia, Mareale (1985), Esecuzione (1991), Coronaride (1992) e uno di prosa, Spartito per Clizia (1986), in Anterem Edizioni. Ha scritto i testi teatrali Majakowskij e Kerouac e l'atto unico Planetario, più volte rappresentati. Ha svolto attività di ricerca nell'area grafico-pittorica.


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