Chiudo l'anno (e faccio gli auguri a tutti i blanchisti d'Italia) riprendendo un recente commento di Manuel Cohen, che magari è passato inosservato.
Molto avrei da dire sulla questione della 'consulenza': ma è evidente che in un paese in cui la cultura è considerata una sorta di orpelletto da esibire alla festa del Rotary club, o alla sagra della polenta, e nello stesso paese in cui molti sono invece pronti a buttare tanti denari in beni di consumo o futili, la sottostima del lavoro culturale porta inevitabilmente a conseguenze nefaste: avvicinato da un tipo ad una delle tante presentazioni di libri che (quasi sempre) gratuitamente faccio su e giù per la penisola, mi sono ritrovato tra le mani un peso abnorme di libri (ben 12)... considerando che avrei dovuto fare circa 450 km tra treno, aereo, metropolitana e bus extraurbano, ho chiesto al tipo se, gentilmente, avrebbe potuto spedirmi il tutto a casa... il tipo ne è stato seccatissimo, e mi ha confidato: 'raramente vado all'ufficio postale, non mi fido delle spedizioni, e poi, sono venuto fin qui per portarle i miei libri ( che, naturalmente, non avevo richiesto, non conoscendolo). Morale, prendo il doloroso fardello, e commetto l'errore di lasciare il mio indirizzo e-mail.
Era venerdì. dalla domenica mattina, a distanza di tre ore l'una dall'altra, inizio a ricevere con una puntualità soffocante, mail alla mia casella elettronica: il tipo vuole sapere se ho letto i libri (quando? a cena? a letto? sul treno del ritorno? ) e vuole un parere. A questo punto, molto preoccupato, ripeto quanto già detto a voce: mi occorre del tempo, sa, nella vita faccio ANCHE altro.... Dopo quattro giorni di autentico mobbing, il tipo passa all'insulto: non sono di parola, non sono serio, ed è un crescendo: l'unica arma non-violenta che posseggo è assicurargli che lo leggerò, lo sto leggendo e che cercherò di occuparmi di lui. Cogliendo l'occasione dell'ultimo libro fresco di stampa, assicuro una recensione, sperando di placarlo. Scrivo la nota, gliela invio, e lui mi ringrazia sentitamente (non esimendosi dal consigliarmi di aggiungere qualche aggettivo qualificante, o altro, che naturalmente non aggiungerò).
Due mesi dopo, sono invitato ad un piccolo festival: ad un'ora stabilita, leggerò versi dal mio ultimo libro. Prima di me, legge un altro autore, anch'egli, hailui, critico: bene, alla sua lettura si ripresenta il tipo. Consegna il malloppone di 12 libri, chiede l'e-mail. Mi saluta cordialmente. Sa che tra poco leggerò dal mio libro. Ma questo a lui non interessa minimamente. La sua mission era consegnare la sua opera ad un altro abbordabile critico...
ero basito: neppure un minimo di curiosità per i miei versi. Eppure mi ha pedinato, ossessionato, costretto in qualche modo ad occuparmi di lui: il dramma è che per alcuni non c'è l'altro. C'è l'io, minuscolo, minimo, narcisista e egoista.
Tutto questo per dire che una lezione è sicuramente da trarre: nel mondo delle merci e del profitto sei e vali per quanto sei pagato. Ci sono occasioni in cui sarebbe lecito chiedere una tariffa. Il nostro impegno, il nostro entusiasmo, la nostra passione, meritano (meriterebbero) il congruo apprezzamento. baci,
Manuel Cohen