La poesia di Leopoldo Attolico non trova tantissimo seguito oggi: l'umorismo alla Palazzeschi, ironico e scanzonato, fanciullesco più alla Lucignolo che alla Pinocchio, pare vapor leggero rispetto al tragico-orfico di altra tradizione moderna oppure all'elegiaco crepuscolare, che ragiona a suon di spazi domestici (e spesso addomesticati) di contro a chi va a spasso trainando Euridice e il buio che le soffia dietro. Attolico, epigono di Vito Riviello ma anche dello sguardo ludico di certa poesia barberi-squarottiana e dell'ironicissimo Troisio, sceglie la via del flaneur attempato che guarda le fanciulle come a prede irraggiungibili; senza lacrimarsi addosso, tuttavia, ma godendo appieno della parola che le racconta e con una certa dose di autoironia, che non guasta e che gli evita, forse, il maleficio delle femministe in cerca di un Orfeo da dilaniare. Ma, appunto, Attolico non è Orfeo; si capisce che lui, probabilmente, nell'Ade non sarebbe sceso per salvare la propria donna, tanto ce ne sono infinte altre sotto il sole, in quella vetrina che è il mondo, da cantare con l'arme della retorica anziché con il bastone della fallocrazia. La rinuncia al bastone, lo colloca dalla parte delle bambine, per citare un noto libro di Elena Gianini Belotti, pur con quella ambiguità che, vista la violenza contro le donne che ancora impera ovunque, qualcuno potrebbe non perdonargli.
Da parte mia, questa giocosa orchestrazione mi diletta l'orecchio e l'animella selvatica che entro mi rugge, e tuttavia non mi basta, nella misura in cui rinuncia a interrogarsi criticamente sulla posizione di chi dice io nel testo, dandola per innocente, in tal modo – per quel tanto che l'autoironia tace – giustificando la sua indole predatoria, come se questa fosse naturale e non effetto dello sguardo del dominio maschile, pur raccontato dal margine, strizzando l'occhio alle prede, che tuttavia rimangono tali.
Capisco bene, sapendo Attolico una persona intelligente, gentile e certamente contro il machismo contemporaneo, che la mia lettura potrebbe sembrare fuorviante; eppure, mi piacerebbe sentire il punto di vista femminile su queste poesie, che mettono in scena l'appetito e il suo movente, il lupo e il suo boccone. Un lupo scalcagnato, ma pur sempre padrone del gioco.
CARE TEEN AGERS !
come siete belle quando correte
con quel bacino che si accende
con quelle gambe che alimentano il fuoco
e il seno al vento che declina
la velocità di fuga di un piccolo terremoto !
Siete una forza !
Siete le imprendibili fuoriserie
di tutti i matusa di serie del pianeta
Per fortuna però, ogni tanto
può accadere che , gazzellando
andiate per le terre ,
ed allora , sciorinando noblesse tentacolare
finalmente vi si può toccare ,
ma come pesci che ritrovano il mare
in un amen siete già lontane, all'orizzonte
rovinose stelle di un desiderio bifronte
che malgré tout non smette di remare
Da Scapricciatielle, El Bagatt, Bergamo, 1995
Pref. di Vito Riviello, con due chine di Giacomo Porzano
TRANSITI DEL VAFF ! / MAVAFF !
I -
Da più parti ci si chiede come mai
la tromba delle scale non suona mai .
E' certo strumento inesemplare , infigurabile
c'è ma non compare …
E' allora uno strumento virtuale ?
Un sortilegio … condominiale ?
Affatto ! E' solo entelechia aristotelica :
quando un portone si richiude su un bacio
su un vaff , su una mezza frase o un commiato
ecco che immantinente la tromba sublima i suoi squilli
di silenzio
li isola e li decanta
restituendone la consonanza
soltanto a chi l'avrà pensata inane ma infervorata
climax del transeunte
consecutio senza temporis
di un suo spartito celeste
II -
Per alto gradimento
per nitore
per sguardo e per umore
per musica infine
la parola “alta” è fondamentale .
Infatti un mavaff ! che con cognizione di causa
ti manda in quel posto
ha il segreto suono di chiamata della parola
quando verifica se stessa e il mondo :
la valenza cangiante del segnale rivelatore !
Convocato per un viaggio senza ritorno
avrai per destinazione sempre e comunque
l'avamposto solare di quel retroposto
la pregnanza del suo smalto
la maestà del suo alto profilo :
un microcosmo onnicomprensivo !
W quindi il motto propositivo talentuoso
totalizzante definitorio e definitivo !
Fa velo a una certezza
che si ritira altissima nel cielo :
dopo la sua pronuncia nulla sarà più come prima !
A questo mi riconduceva la sintassi del suo sguardo
quando la fermai la prima volta in mezzo alla strada
dicendole lei signorina è bellissima
posso darle un bacio ?
Da Siamo alle solite , Fermenti Editrice , Roma , 2001
Pref. di Giorgio Patrizi , con due tavole di Giuseppe Pedota
CRISI DI COPPIA A CANALE CINQUE
Il plusvalore è evidente :
la terapia del valzer travolgente
è avallata dalla Brava Presentatrice ( ? ! )
e il tubo catodico è il garante .
Ben venga quindi la metafora della danza
per proporre una strategia di coppia :
danzare insieme
tra comunicazione conflitto e mediazione !
( Se proprio non funziona
c'è la Sacra Rota di Sua Santità
che risolve
con la modica quantità
dell'obliterazione )
IL ROSARIO DELLE VECCHIETTE
Se nunc et in hora
diventa 'ncatanòra
è scorbuto celeste
ma anche picco DADA di grande suggestione .
Lo sanno le fiammelle delle candele
nel divertito tremore
che sposa il fai da te del latinorum
al top dell'invenzione verbale
(s)conciata per le feste
SUBLIMAZIONE
Dopo il botto
non irritiamoci
siamo cortesi
restiamo calmi :
c'è la constatazione amichevole
d'incidente automobilistico ,
malincomica prassi che inaugura un'aria nuova
di liberazione
un'epopea di intenti !
Per lo scontro all'arma bianca
sublimato dal flaneur precompilato
pas de peur :
stami e pistilli in comunione
stanno a sangue e arena
come metti una sera a cena
sta a un amplesso di radiatori volti verso il sole .
Non c'è problema !
Da La realtà sofferta del comico , Aìsara , Cagliari , 2009
Pref. di Giorgio Patrizi , postf. di Gio Ferri
DUE INEDITI 2012 / 2013
Padre , sogno ragazze col seno di neve e le ciliegine .
-E lo vieni a dire a me figliolo ?
E a chi altri padre ?
-Ma alla tua poesia perbacco !
Quale monitoraggio responsabile
può dribblare un disastro incoronato
da un sapore colorato ?
Lui monitora l'adagio
che tra scrittura e vita non c'è frattura .
Fanne tesoro !
Fatti coraggio !
UNGARETTIANA
Una intera giornata
con l'assenza di carta e matita penetrata nell'ossa
buttato su una panchina dei giardinetti pubblici
a guardia dei nipotini che si mangiano la ghiaia
ho pianto lacrime laiche da taglio di cipolla
Ma crepuscolosa
annunciata in lontananza dal verde transitivo di un semaforo
e dalla marcia trionfale dell'Aida
una figura in nero di straordinaria ineleganza
colmava di futuro la mia disperata inanità :
-Leopoldo , sarai ampiamente risarcito
da trent'anni di poesia à la carte
Leopoldo Attolico vive ed opera a Roma , ove è nato il 5 marzo 1946 .
E' autore di sei titoli di poesia e di quattro plaquettes in edizioni d'arte .
Ha collaborato e collabora alle principali riviste letterarie .
Una selezione dei suoi testi è stata pubblicata negli USA presso Chelsea , New York , 2004 ,
per la traduzione di Emanuel di Pasquale .
Il suo libro più recente , La realtà sofferta del comico, Aìsara , Cagliari , 2009 , è prefato da Giorgio Patrizi , con postfazione di Gio Ferri .
Qui il suo sito.