Ad aprire Le volpi gridano in giardino c'è la poesia dal titolo "Alla tua quiete salda come il pane". E' la poesia più personale della raccolta, la più intima. Nella seconda strofa, nomino due persone, Sofia e Paola: "[comincio] dalle donne, in cui mai cercai casa né prato / ma sprofondo e grido / e nulla compagnia che avesse torto in mezzo / dalle donne andate per monossido o corda fissa / come Sofia e Paola..."
Le conobbi nel 1980. Tutti e tre eravamo impegnati nell'OMG e a organizzare mostre e manifestazioni sulla cultura pacifista e antinucleare. Con Sofia facevo anche grandi camminate in montagna; con Paola bei viaggi in autostop.
Le mie nuove poesie inedite parlano di loro e di altri amici morti prematuramente.
Pubblico le due dedicate a loro, una delle quali, seconda classificata al premio Daniela Cairoli, ha un commento di Anila Resuli
La trave
dove ti sei fermata è smessa
come la foto fatta a Fronzola
nell'ottanta. Lo devo dire a Livia
che sei da qualche parte; nel mio
ippocampo, almeno, e nella lettera scritta
prima di saltare: "Non sono triste, sai
ma vuota."
Sofia (1962 – 1992)
Non ti ho restituito il disco
di Chet Baker. Volevo, giuro, volevo
ma non ho potuto: sei uscita d'improvviso
con un sorso di carbonio e del vapore
sul vetro.
Io lascio i finestrini bassi, da allora,
se tira vento. Al resto ci pensa Lia
che è viva perché d'altra specie e poi
crede in dio, nella sua pancia di femmina
di dio, dico, che ha cioccolata per tutti
e aria pulita e musica.
La poesia Sofia(1992 – 1992) di Stefano Guglielmin intreccia presente e passato con immagini nitide e semplici, quanto complesse nel loro presentarsi come fotogrammi di più scene e più stati d'animo. Ai primi versi infatti il poeta si scusa, mostrando del senso di colpa con i versi "volevo, giuro, volevo": cerca quindi di togliersi dalla coscienza un peso rimasto dentro, tanto a lungo, nato tanto all'improvviso dalla scomparsa della persona a cui è riferita la poesia, Sofia appunto. Lascia sulla carta anche l'immagine della scomparsa, il modo: "un sorso di carbonio e del vapore sul vetro". Un'immagine a cui il poeta sembra voler fuggire lasciando "i finestrini bassi se tira vento". Entra qui in scena una seconda persona, Lia, a cui il poeta sembra molto legato, che definisce addirittura "d'altra specie". Lia qui è viva ma quasi non sembra umana nella descrizione perché "d'altra specie" appunto, seppur possegga un sentimento umano "crede in dio, nella sua pancia di femmina". Nell'immagine di dio però il poeta entra anche in prima persona "dice" la sua "che ha cioccolata per tutti / e aria pulita e musica." Pare un linguaggio semplice quello di Guglielmin, ma non manca di forza la sua poesia. La figura del poeta, centrale tra le due donne, sembra voler scandire passato e presente, senza nulla dimenticare e tralasciare, come se questi coesistessero per necessità propria del poeta, della vita stessa. (Anila Resuli)